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Una serata da sogno
Giovedì 10 Marzo 2016
In occasione del 150esimo anniversario delle relazioni pubbliche tra Giappone e Italia è stato organizzato dal Comitato esecutivo Giapponese con il patrocinio dell'Ambasciata Giapponese nella Santa Sede un concerto di preghiera per ricordare le vittime del terremoto e dello tsunami che ha colpito il Giappone l'11 Marzo 2011.
Tra gli artisti chiamati ad esibirsi come solisti anche Yoshitaka Murata.
Non sono né un maestro nelle cronache mondane, né un paparazzo professionista, quindi mi scuso per la scarsa precisione nella cronaca e risoluzione delle foto. Quello di cui voglio soprattutto parlarvi, da fan di vecchia data di Oscar, è dell'estrema emozione che ho provato nell'incontrare Riyoko Ikeda.
Vado alla
Basilica di San
Paolo fuori le
mura senza grandi aspettative, anzi, a essere sincero, un po' scettico:
mi sembra impossibile riuscire a intercettarla in un'occasione del
genere. Ho in borsa con me il suo artbook "Fantasia" e un pennarello,
ma non nutro grandi speranze sul fatto che mi possano tornare utili.
Arrivato a concerto da poco iniziato, cerco subito con lo sguardo nelle
prime file del pubblico la sua inconfondibile pettinatura, ma nulla.
Dopo un assolo al violino, dalla navata laterale si fa strada il coro
assieme ai cantanti lirici per l'esecuzione del Requiem di Mozart. Ed è allora che la riconosco
e ho un tuffo al cuore: Riyoko è in seconda fila a sinistra, nel
coro, concentrata ed elegantissima in nero. Mi sento già appagato
per averla potuta vedere a pochi metri di distanza, in una cornice così
suggestiva e in una performance da togliere il fiato (il Requiem di
Mozart è una delle composizioni più belle che nella mia scarsa cultura
di musica classica mi sia capitato di ascoltare).
Terminata la
performance, dopo le foto di rito con le autorità romane, il coro rompe
le righe ed è allora che, non so con quale coraggio (e sentendomi un
po' uno stalker a dirvela tutta :D) mi lancio all'inseguimento della
nostra mangaka lungo la navata laterale della chiesa. Per fortuna una
ragazza giapponese del pubblico la intercetta prima di me per una foto,
così ho il tempo di fermarmi un attimo, fare un lungo respiro e
prendere il suo libro.
Mi avvicino timidamente e la apostrofo con un "Mrs Ikeda?" E poi le
parlo in inglese non sapendo se mi potrà mai capire. E qui viene il
bello: non solo mi capisce ma, cosa che non avrei mai sperato, sembra
felicemente sorpresa di vedere un fan con un artbook (alla vista del
quale sorride) e per nulla infastidita dal "placcaggio".
Per me è un sogno che si realizza: due minuti in cui è tutta per me, in
cui posso dirle (senza la frustrazione avuta con altri miei miti che
non capivano una parola d'inglese) quanto ami le sue opere fin da
bambino, l'emozione che rappresenti incontrarla e poterle stringere la
mano. Le porgo un pennarello, lei apre il suo artbook e mi chiede il
mio nome, scrivendo in italiano "PER DAVID", poi firma, lo chiude e mi
sorride ancora chiedendomi in delizioso angloitaliano "Did you like the
concert? You know, my MARITO is... BARITONO... Did he sing well?".
A quel punto la mia tensione si scioglie in un sorriso: che tenerella,
vuole sapere che ne pensi, nella mia ignoranza, dell'esibizione di
Murata. Le rispondo millantando conoscenze operistiche e poi le chiedo
se possiamo fare una foto insieme. E in quel momento penso: "ma quando
mi ricapita più di averla tutta per me senza addetti stampa e senza uno
stuolo di fan?". Alla fine ci siamo solo io, il mio fidanzato e
un'altra coppia. Una vera fortuna, specie considerando quanto lei sia
stata carina e disponibile con tutti.
Esco dalla chiesa con l'artbook stretto sul petto e gli occhi lucidi.
Il sogno di una vita, finalmente, si è avverato.