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Quella che segue è la traduzione di un'intervista di Riyoko Ikeda, avvenuta lo scorso Gennaio 2022, pubblicata sul sito Gender.go.jp dal Direttore dell'ufficio per le parità di genere del Gabinetto del Giappone: Tomoko Hayashi.
Scrivere "Le Rose di Versailles"
Tomoko Hayashi (T.H.): Quest'anno (2022) sarà
il 50° anniversario dalla serializzazione di "La Rose di Versailles".
Fin da quando ero una ragazza, amavo "Le Rosa di Versailles" e "Orpheus no
Mado". Sono certa che anche tutti i giovani dello staff dell'Ufficio per
l'uguaglianza di genere lo conoscano. E' un un lavoro che si tramanda. Anche la
"La Finestra di Orfeo" è un'opera meravigliosa dove l'atmosfera della
Germania si riflettono magnificamente nel manga.
Riyoko Ikeda (R.I.): Grazie!
T.H.: Oggi vorrei parlare con te delle tue opere e del tuo pensiero per realizzare una società equa di genere.
Vorrei iniziare parlando con te di "Le Rose di Versailles" e penso che in quegli anni il tuo manga abbia dato alle ragazze la forza di vivere come vorrebbero. Penso che sia bello vedere Oscar vivere con convinzione e la sua immagine di una leader donna in un esercito di uomini si sovrappone a quella della "La libertà che guida il popolo" di Delacroix.
"Le Rose di Versailles" è stato scritto nel 1970, ben 50 anni fa. In quegli anni per le donne era difficile lavorare in una società maschile, è per questo che hai deciso di rendere Oscar, una donna all'interno di una società maschile, come protagonista?
R.I.: All'inizio, fin da quando ero una studentessa delle scuole superiori, volevo realizzare un manga su Maria Antonietta, ma penso di avere potuto esprime il mio pensiero sul mondo attraverso il personaggio di Oscar.
T.H.: Quindi anche le donne potrebbero occupare posizioni lavorative a quelle degli uomini e avere un'indipendenza economica?
R.I.: Non credo che i ragazzi di oggi possano capirlo, ma a quel tempo i manga erano molto disprezzati e ritenuti piuttosto dannosi. In quegli anni molti adulti proibivano ai bambini di leggere manga, ovviamente c'erano persone che li leggevano e li apprezzavano moltissimo, ma venivano disprezzati perché avvelenavano i loro figli. Sentivo molto forte il peso che i manga non fossero trattati come un prodotto di cultura. Io ho iniziato creare manga sperando che un giorno essi potessero diventarlo.
Anche se in quegli anni disegnavo su una rivista popolare su cui lavoravano sia uomini che donne, quest’ultime ricevevano solo la metà del compenso del manoscritto degli uomini. Quando ho chiesto se non fosse strano tutto ciò mi fu detto: "E' una donna ossesionata dai soldi" aggiungendo poi: "Le donne alla fine si sposeranno e saranno mantenute dagli uomini, quindi è naturale che gli uomini vengano pagati il doppio".
Ecco questo erano quegli anni!
T.H.: E' terribile!
R.I.: Quando "Le Rose di Versailles" divennero un fenomeno di costume e un giorno ricevetti una telefonata da parte di uno sconosciuto che mi disse - Sei proprio sfacciata per essere una donna-, e poi aggiunse - per non arlare di una donna che costruisce da sola la propria casa!- . Ho ribattuto in tono di sfida affermando di non avere preso i suoi soldi per comprare la mia casa.
A pensarci adesso fu davvero incredibile!
T.H.: Questo è davvero terribile, sono sconvolta.
R.I.: Cinquant'anni fa, quando pensai di comprare una casa avevo bisogno di richiedere un mutuo in banca, ma questo non me lo diede perché ero una donna.
T.H.: Era una società maschilista, ecco perché da ragazza desdieravo essere come Oscar.
R.I.: Grazie, la mia intenzione era di disegnare una storia per le bambine delle scuole elementari e rimasi sorpreso nello scoprire di avere il sostegno di tante donne lavoratrici.
T.H.: Considerando la situazione socialedi quegli anni penso che fossero molte le donne che volevano essere come Oscar.
R.I.: Esatto. Imparai anche che le donne che lavorano ricercano un uomo su cui fare affidamento, uno come André.
T.H.: In questo dipartimento quando abbiamo chiesto alle giovani donne quali tra i tanti attraenti personaggi maschili di "Le Rose di Versailles" gli piaceva molte mani si sono alzate per André.
R.I.: A quel tempo le donne lavoratrici sembrava che avessero bisogno di un uomo come André. Anch'io in quegli anni ero una lavoratrice, ma non avevo il tempo per pensarici, tuttavia sapevo che Oscar aveva bisogna di un uomo come André.
"La Finestra di Orfeo" l'opera di una vita.
T.H.: Vorrei parlarle con lei anche di "La Finestra di Orfeo". L'altro giorno quando sono stata alla libreria della cooperativa dell'Università di Tokyo e il manga è inserito tra i libri che vengono consigliati dagli universitari agli studenti delle scuole medie e superiori. Nella lista questo è l'unico manga inserito, eppure sono passati 40 anni dalla sua conclusione!
R.I.: Ne sono davvero felice.
"Le Rose di Versailles" è considerato un capolavoro, ma "La Finestra di Orfeo" è l'opera di una vita. "Le Rose di Versailles" era un manga indirizzato alle bambine delle scuole elementari, per questo non ho potuto scrivere e disegnare tutto quello che volevo fare, inoltre la sua fu una serielizzazione breve, solo due anni. Con "La finestra di Orfeo" ho invece potuto dire tutto quello che volevo fare, per questo è per me l'opera della mia vita.
T.H.: Quando ho riletto il manga di "La Finestra di Orfeo" ho sentito che dei suoi elementi si sovrappongono al tempo presente. Se mi guardo intorno, se guardo il mondo il mondo di oggi vedo che l'economia sti sta sviluppando attraverso l'innovazione tecnologica, l'informatica e la globalizzaizone. Questo sta portando a un aumento di disparità di reditto e questo sta facendo cambiare la politica del mondo. Anche nell'Europa, che fa da teatro al manga di "La Finestra di Orfeo", l'economia si è sviluppata attraverso la seconda rivoluzione industriale ed ecco che anche lì ha aumentato la disparità tra i reditti e la politica si è fatta sempre più turbolenta. Ci sono tante somiglianze con il tempo presente, perché ha deciso di prendere in esame quel periodo storico?
R.I.: Volevo disegnare della Rivoluzione Russa, inoltre quando ero bambina avrei voluto studiare musica, ma dovetti rinunciarvi, per questo ho voluto una storia di giovani ragazzi che vivessero per la musica. Durante il periodo in cui lavoravo per "Le Rose di Versailles" non avevo molti soldi per questo non riuscivo a fare ricerche in anticipo, non potevo permettermi un biglietto d'aereo per andare per andare in Francia, con "La Finestra di Orfeo" poteri farlo andando direttamente nei luoghi della storia.
T.H.: Una volta ho visto la storia di un insegnante sceso dal treno a Ratisbona (Germania) e mi colpì molto. Ricordo anche di esserci andata e di essere rimasta colpita dalla strade, dalle cattedrali dallo stile ancora oggi mediovale e mi sono detta "Capisco, questo è il posto giusto".
R.I.: Quando sono stata lì c'erano persone che non avevano mai visto un giapponese. Successivamente ho ricevuto una lettera dal Direttore del turismo di Ratisbona in cui mi scriveva: "Sebbene la città di Ratisbona non sia pubblicizzata tra le rotte turistiche, molte giovani donne dal Giappone sono arrivate e tutte con lo stesso libro e giravano la città con questo libro. Per questo le sono grato.".
La biblioteca dell'Università di Ratisbona ha l'intera serie al suo interno.
Ero davvero felice perché era la prima volta che vedevo per la prima volta l'Europa.
T.H.: Penso che sia eccezionale che in "La Finestra di Orfeo" ci siano tanti personaggi, anche tra i secondari di grande spicco.
Fu impressionante vedere donne come Maria Barbara o Katherina diventare indipendenti nonostante la società in cui si muovono. E' vero che negli anni in cui si svolge il manga in Gran Bretagna i primi movimenti femminili di suffragio, ma vedere Maria Barbara diventare un'imprenditrice e Katerina capo infermiera avvenne in un momento in cui per le donne era così difficile avere un'indipendeza.
R.I.: Penso di essere stata in grado di disegnare donne secondo le loro convizioni, penso che furono degli anni molto difficili a vivere come donna indipendente.
"Claudine...!" in anticipo sul tempo.
T.H.: Mi piace tantissimo il lavoro di "Claudine...!" e del tema sul transgender.
R.I.: E' stato sorprendente che "Claudine...!" piacesse. Oltre a "Claudine...!" ho disegnato anche altri manga tra cui uno che parla di bullismo sui bambini, ma è un lavoro vecchio e penso che fossero avanti con i tempi. Tra i miei lavori brevi "Claudine...!" è tra i miei preferiti!
T.H.: E' un racconto molto triste non è vero? C'è qualche motivo per cui prestassi attenzione al tema LGBTQ+ in quel momento?
R.I.: In un libro di uno psicologo francese ho trovato questa frase:" Non puoi pensare a Claudine solo come una persona transgender, è nato con un sesso diverso". Ecco questo è stato lo spunto.
T.H.: In Giappone, in questo momento la legge sull'"Atto sulla promozione della comprensione pubblica dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere" (nd.lLuca: E' una proposta di legge che vuole aiutare a conoscere le minoranze e a non essere più giudicate per le loro posizioni sessuali o di genere e che vuole essere una base per tutte le leggi future per portare un uguaglianza di diritti)è bloccata.
R.I.: Lo stesso vale per la legge sui cognomi per le coppie sposate (nd.lLuca: Quando una coppia in giappone si sposa una dei due coniugi deve rinunciare al proprio cognome - nel 96% dei casi viene scelto quello del coniuge - . Da quel momento, assumerà solo il cognome scelto anche sul luogo del lavoro.) è un vero peccato che in Giappone esista questa legge che temo non cambierà mai.
Verso la parità di genere...
T.H.: Molto si è fatto ed è cambiato per noi donne dagli anni della serializzazione di "Le Rose di Versailles", eppure ancora oggi il Giappone è molto indietro sui diritti e i problemi sulle disguaglianze di genere lo porta ad essere al 120esimo posto della classifica sui diritti di genere.
Cosa pensa che potrebbe andare fatto?
R.I.: Penso che sia necessario introdurre un sistema di quote. Sopratutto per i candidati alle elezioni. E' importante che le donne studino e si formino per potere discutere con gli uomini sullo stesso piano.
T.H.: E' un peccato che ci siano così poche rappresentanti donne all'interno della Dieta (nd.lLuca: Assemblea ufficiale), anche se oggi gli elettori giapponesi è composto per il 52% da donne.
R.I.: Ci sono molte donne che guardano la televisione e vengono chiamate in causa all'interno di polemiche sociali ed economiche, per questo vorrei che loro prendessero attivamente vita nelle cariche pubbliche.
T.H.: Nell'Ottobre del 2021 in occasione di eventi, simposi pubblici o privati, tutti i ministeri hannodeciso d'introdurre una regola secondo cui non sarebbero stati ammessi eventi con oratori solo maschili. Vorrei che questi sforzi portassero sempre di più donne meritevoli svolgere sempre ruoli attivi.
R.I.: Durante il periodo Edo (nd.Luca:1603-1868) non c'era differenza di genere tra le persone impegnate con l'agricoltur o la pesca. Non esistevano casalinghe a tempo pieno. Il Giappone ha una lunga storia si sostegno reciproco e colloborazione. Tuttavia mi chiedo se le donne dei villaggi rurali o nei villaggi di pescatori si siano resi conto di essere donne lavoratrici. Penso che sia un ottimo esempio di uguaglianza di genere.
T.H.: Durante il periodo del boom economico in cui le donne sono tornate ad essere casalinghe a tempo pieno a portato a un divario sempre più netto tra uomini e donne, consolidando il ruolo della donna in casa e l'uomo fuori.
R.I.: Sono impegnata nella scrittura di un libretto d'opera che è stato rappresentato in Filandia (nd.Luca per maggiori informazioni vedi la sezione Biografia) e c'è una scena in cui appare una casalinga a tempo pieno, ma mi è stato chiesta di riscriverla in quanto in Filandia questa concezione non può viene compresa. Non comprendono perché una donna dovrebbe scegliere di rimanere a casa e non di lavorare. Ne sono rimasta molto sorpresa.
T.H.: E' perché non ci sono casalinghe a tempo pieno in Filandia?
R.I.: Penso di sì, credo che il Giappone stia rimanedo l'unico paese al mondo ad averne.
T.H.: Anche in Giappone le famiglie non sono più quelle tradizionali, quindi il modello di donna casalinga creato nell'epoca Showa (nd.lLuca 1926-1989) e i suoi attegimaneti verso di loro non possono essere più validi oggi. Vengono celebrati 600.000 matrimoni all'anno e 200.000 divorzi e uesto porta a un problema economico per i genitori single, perché i meccanismi, le concezioni non tengono conto dei nuovi stili di vita del periodo Reiwa (nd.lLuca - periodo in corso iniziato nel 2019).
R.I.: Quando ci si sposa si perde il proprio cognome, che viene dimenticato. Spesso è il cognome del marito che si adotta. Quando ho divorziato è stato molto estenutante e burocratico il recupero del mio cognome.
Inoltre quando sono nata, i miei genitori mi hanno dato un nome tenendo conto del mio cognome. E' un nome su cui i miei genitori hanno riflettuto molto, per questo voglio vivere la mia vita continuando a portarlo. Oggi i ragazzi si sposano sempre più tardi e il numero di donne single lavoratrici sta sempre più aumentando. Penso che abbandonare il proprio cognome diventarà sempre più difficile in quanto ormai patrimonio della nostra identità nel mondo.
T.H.: Penso che questo suo pensiero siam molto vero. La ringrazio per avere condiviso con noi il suo pensiero.
LINK CORRELATI
Potete trovare il testo originale dell'intervista qui riprodotta al seguente link: https://www.gender.go.jp/public/kyodosankaku/20220.html